“Sono stati presi impegni chiari per il miglioramento della linea ferroviaria: gli studi di fattibilità per il tram o il tram-treno non devono pregiudicare i necessari investimenti già programmati.”
Che quello della ferrovia Modena-Sassuolo, il Gigetto, sia un servizio scadente e poco rispettoso dei pendolari e dei cittadini che la utilizzano, è fin troppo evidente. Per portare la linea ad un livello di servizio adeguato servono mezzi rotabili affidabili e moderni e più investimenti sia per la manutenzione ordinaria e straordinaria dell’infrastruttura (in particolare per i passaggi a livello), sia per i controlli antievasione, sia per connettere la linea agli altri mezzi di trasporto una volta scesi dal treno. È quello che chiede da lungo tempo il Comitato degli Utenti.
Negli ultimi anni sulla linea non sono mancati interventi strutturali, in parte emergenziali, alcuni peraltro inutili (come il noleggio dei due treni Alfa2). Poco o nulla è stato fatto sul miglioramento del servizio (ad esempio sulla pulizia, l’acquisto dei biglietti o il controllo). Solo da pochi mesi è a disposizione una app che informa gli utenti dei ritardi e delle soppressioni, purtroppo non rare.
L’incontro di venerdì scorso fra il Comitato Utenti della Modena-Sassuolo, l’assessore regionale Donini, gli amministratori dei Comuni attraversati dalla linea, i rappresentanti di TPER (gestore del servizio ferroviario regionale) e quelli di FER (gestore della rete ferroviaria regionale) aveva all’ordine del giorno la richiesta della Regione di modificare temporaneamente da settembre l’orario con il fine di raggiungere gli standard previsti per il livello di puntualità. La proposta del comitato utenti, in accordo con la linea della Regione, era quella di passare temporaneamente a un orario cadenzato di 40 minuti su tutta la giornata, eliminando le corse sostitutive in bus: questo progetto non potrà però essere realizzato a breve, perché TPER ha affermato di non avere personale sufficiente per garantire questa frequenza. La stessa TPER ha però garantito che entro settembre gli inaffidabili rotabili attuali saranno sostituiti da tre moderni ETR350.
L’assessore Donini ha inoltre dato la disponibilità della Regione a investire sulla linea fino a 20 milioni di euro con interventi che FER dovrà definire entro il 2019, con l’obiettivo di tornare a un cadenzamento delle corse a 30 minuti, senza bus sostitutivi, nell’arco di due anni.
Nell’incontro è inoltre emerso che nel PRIT (Piano Regionale Integrato dei Trasporti) 2025, in fase di approvazione, la linea Modena-Sassuolo è stata inserita tra le tratte ferroviarie di rilevanza nazionale con la possibilità di accedere a finanziamenti statali.
Siamo ancora una volta di fronte a promesse che non verranno mantenute? Non lo sappiamo, ma con il Comitato degli Utenti continueremo a incalzare la Regione e i gestori della linea fino a quando gli impegni presi non verranno attuati.
Negli ultimi giorni diversi attori – amministratori comunali, partiti, associazioni di categoria- hanno rilanciato più volte l’idea di trasformare la linea ferroviaria in altro (tram, metro, tram-treno, …).
Premesso che i problemi della Modena-Sassuolo non dipendono dal fatto che si tratta una ferrovia, non siamo pregiudizialmente contrari a un cambio di tecnologia, se è finalizzato a rendere il servizio più efficiente e attrattivo, se possibile, per una fruizione su un’area più vasta dell’attuale.
Gli approfondimenti e gli studi di fattibilità per il passaggio al tram o al tram-treno devono però essere completati in tempi rapidi per non offrire alibi a chi ha la responsabilità della linea, di rinviare ulteriormente interventi ormai improcrastinabili e sui quali la Regione ha già dato la propria disponibilità ad investire.
Gli eventuali cambi di tecnologia devono essere valutati guardando al bacino di traffico modenese e al relativo sistema di trasporto pubblico nel suo insieme. Non si possono prendere decisioni di questa portata considerando solo i problemi presenti in un tratto della linea, quella tra via Panni e via Morane a Modena, o per il timore che l’entrata in funzione del nuovo sistema di sicurezza SCMT (sistema di controllo elettronico della marcia dei treni) nel 2021 comporti un aumento dei tempi di attesa in alcuni passaggi a livello; d’altra parte lo stesso sistema permetterebbe di aumentare la velocità dei mezzi sulla linea, e proprio alla rimozione di passaggi a livello sarebbe destinata buona parte dell’investimento di 20 milioni promesso dalla Regione.
La discussione, insomma, deve essere affrontata con un approccio sistemico e trasportistico, definendo in modo chiaro il ruolo della tratta Modena-Sassuolo, il suo rapporto con le altre linee ferroviarie che convergono sul capoluogo e con il sistema del trasporto pubblico locale.
A questo proposito, c’è il rischio che la trasformazione in tram-treno comporti l’accantonamento dell’ipotesi di un servizio tipo metropolitana tra Sassuolo e Carpi, perché la normativa attuale sembra non consentire a mezzi diversi dai treni di percorrere i binari di RFI.
Da valutare anche il problema dei costi del passaggio alla nuova tecnologia. Nel corso della riunione l’assessore Donini ha ricordato che la Regione ha competenza solo sulle ferrovie, mentre le linee tranviarie (o tram-ferroviarie) sono in capo ai Comuni, che dovrebbero attivarsi per reperire le risorse per la trasformazione della linea e della successiva gestione.
Da valutare, inoltre, in caso di cambio di tecnologia, anche l’utilità dell’attuale tracciato tra la Stazione Piccola e quella Grande, che per una linea tranviaria presenta probabilmente un bacino di utenza ristretto.
L’alternativa al cambio di tecnologia, d’altra parte, non è, come qualcuno afferma, la chiusura della linea: sono stati presi chiari impegni per lavorare a un rinnovato servizio ferroviario, moderno ed efficiente, utile ai pendolari e alla riduzione delle emissioni climalteranti, con un processo di adeguamento da concludere in tempi ragionevoli.
(Immagine di Fábio Gamallo su Pixabay)