Il problema della qualità dell’aria continua a preoccupare gli esperti del settore sanitario: lo dimostra la pubblicazione delle nuove linee guida dell’OMS sulla qualità dell’aria nel 2021. Basate sulla ricerca scientifica degli ultimi 15 anni, pongono l’obiettivo di “salvare milioni di vite” che oggi vengono perse a causa dell’inquinamento atmosferico e, per raggiungerlo, fissano nuovi limiti decisamente ridotti rispetto a quelli proposti nella precedente pubblicazione del 2005. È stato stimato infatti che l’inquinamento atmosferico sia la causa di oltre i due terzi delle malattie di origine ambientale a livello mondiale. L’esposizione a sostanze inquinanti disperse in atmosfera può comportare ricadute negative sulla salute umana nel suo complesso, causando patologie cardiovascolari polmonari, metaboliche, riproduttive, neurologiche, mentali ed altre ancora.
Occorre ricordare che l’Unione Europea ha fissato gli attuali valori di legge per alcune sostanze inquinanti nel 2008: tali valori, che già allora erano più alti di quelli consigliati allora dall’OMS, perdono qualunque significato dal punto di vista della sanità pubblica alla luce delle nuove linee guida.
Qual è allora la situazione di Modena alla luce di queste rilevanti novità? Dal punto di vista dei dati raccolti dalle centraline nel primo mese del 2022, prendendo a riferimento la centralina di fondo urbano a parco Ferrari (che rileva il valore base dell’inquinamento atmosferico in città, essendo collocata a distanza dalle principali sorgenti inquinanti), sono già stati registrati 12 giorni di sforamento del limite giornaliero per le PM10 dall’inizio dell’anno (si tratta del limite UE, quindi non aggiornato rispetto alle nuove linee guida). Per fare un confronto, il 2021 ha fatto registrare 39 superamenti del limite contro i 35 consentiti: un valore comunque migliore rispetto ai 58 superamenti del 2020 e ai 47 del 2019. Ben peggiore la situazione nella centralina di via Giardini: qui gli sforamenti sono già 21, contro i record annuali di 62 sforamenti nel 2021, 75 nel 2020 e 58 nel 2019.
Lo stato dell’arte è quindi tutt’altro che confortante, e questo è confermato dal ranking globale del Barcelona Institute for Global Health: la provincia di Modena, e in particolare Carpi, Modena e Sassuolo, si collocano infatti nei primi 120 posti su 859 città europee per mortalità prematura dovuta a PM2.5 (Sassuolo al 28°) e NOx (Modena 79°), le peggiori tra le città emiliano-romagnole.
Per risalire alle cause dell’inquinamento occorre recuperare il rapporto 2018 sulla qualità dell’aria in Emilia-Romagna prodotto da ARPAE, che evidenzia come le sorgenti di emissioni inquinanti siano ben ripartite tra vari settori. Fra i meno citati, allevamenti e agricoltura rappresentano la seconda causa di emissione di polveri sottili con un contributo del 19%, subito dopo dopo il traffico dei mezzi pesanti (agricoli e non agricoli) con il loro 21%; seguono poi riscaldamento, 17%, Industria 16%, veicoli leggeri 13%, altri, 14%.
Le continue violazioni dei limiti di legge dimostrano la scarsa efficacia delle misure fin qui adottate. Per limitare l’inquinamento atmosferico e tutelare la salute servono quindi provvedimenti strutturali, come potenziare il trasporto pubblico, la mobilità ciclabile ed elettrica (unica da incentivare) per le persone e quello ferroviario per le merci, in modo da ridurre l’uso di automobili e autocarri; le risorse si possono trovare cancellando progetti di grandi opere autostradali come Bretella Campogalliano-Sassuolo e Cispadana, che incentivano il trasporto su gomma. Anche sul settore agricolo e zootecnico serve un giro di vite, a partire dal parere sulla compatibilità ambientale che il Comune di Modena dovrà produrre sul nuovo insediamento zootecnico “Hombre”, su cui ci aspettiamo che vengano fissati criteri lungimiranti che tutelino l’ambiente e la salute.
Inoltre, e non ultimo, è fondamentale che i dati sulla qualità dell’aria pubblicati sul sito di ARPAE facciano riferimento ai limiti indicati dalle Nuove linee guida dell’OMS e non più soltanto ai limiti di legge, in modo tale da informare correttamente e sensibilizzare la cittadinanza. D’altra parte l’OMS dedica un intero capitolo delle nuove linee guida all’importanza di informare la popolazione tutta e non solo esperti e decisori politici, con tutti gli strumenti possibili, della criticità della situazione e degli interventi necessari per rendere la nostra aria di nuovo respirabile.